martedì 29 settembre 2009

Nessuno Parla

Sono K e sono un dipendente che subisce mobbing attraverso ripercussioni lavorative, umiliazioni personali e degradazioni professionale. Attualmente, dopo essere stato velatamente minacciato di licenziamento, non posso andare in pausa, non posso chiedere un giorno di ferie senza supplicare il cielo che mi venga concesso (cosa che accade, allo stato attuale delle circostanze e in base all’osservazione, in base all’umore di Z) e, addirittura, non posso andare in malattia. Terribile? Ma mica è finita qui. Tutti i miei colleghi d’ufficio vanno, oltre a poter fare tutto quello che vogliono riguardo gli argomenti sopra citati, vanno periodicamente e regolarmente in viaggi di lavoro: in America, in Giappone, in Inghilterra o anche solo in giro per l’Italia. Io, naturalmente, non posso avere tale onore. Ma non penserete che sia finita qui, vero? Certo che no, non è abbastanza, per far star male una persona: per fortuna, esistono tanti modi divertenti, per torturare l’anima di un uomo e loro, grazie al cielo, li conoscono tutti. Per esempio, fare in modo che una persona che non conosce l’italiano ti umilii di fronte all’ufficio dicendo (spalleggiato dall’autorità che possiede nei miei confronti) che il tuo lavoro è fatto male. Che momenti indimenticabili… avrei voluto avere una telecamera digitale!

E loro? Beh, le pause che io non posso fare loro non le fanno di loro iniziativa… non fosse per il fatto che, ogni volta che lo desiderano, fanno salotto in ufficio (per esempio, ora, mentre scrivo, A sta amorevolmente chiacchierando con X, mentre questi lavora…) e, inoltre, occupando quotidianamente ben più tempo di quanto ne userei io per fare pausa e avere così un po’ di relax. Ma io non ho diritto né a stare bene fisicamente concedendomi pause, né a stare bene spiritualmente stando lontano da coloro che quotidianamente mi torturano e mi fanno vivere una situazione lavorativa che, ormai, ha assunto caratteristiche che hanno del ridicolo e dell’assurdo… a dir poco. Dire che non posso andare in ferie o permesso sarebbe eccessivo, perché mi ci mandano… ma, se per caso dovessi avere due urgenze una dietro l’altra, allora si metterebbe in dubbio il motivo per il quale chiedo le ferie e, quindi, niente. La morale della favola è che le mie ferie sono soggette all’umore, alle aspettative e al pensiero di chi mi dà le ferie. E loro? Loro ottengono le ferie quando vogliono e senza che nessuno gli rinfacci nulla ma, in tutti i casi, una volta ogni due o tre mesi al massimo, si fanno da due-tre giorni a una settimana di vacanze da qualche parte nel mondo. Le malattie? Qui ammetto di poter solamente ipotizzare, ma sono pronto a scommettere che nessuno di loro si è mai sentito minacciare di licenziamento per aver preso un giorno di malattia. Ah, comunque, magari, sarebbe il caso di chiarire perché mi prendo i miei giorni (anche se, ultimamente, sono andato in ufficio con la febbre o, più in generale, con l’influenza, per evitare discussioni): grazie a questa situazione, che dura da oltre due anni, sto iniziando ad avere problemi fisici legati allo stress. Ci sono giorni che sto proprio male ma, per paura delle ripercussioni che questi signori potrebbero infliggermi, devo limitare le mie liberta e i miei diritti personali.

Tutta questa meraviglia, naturalmente, altro non è che la proverbiale punta dell’iceberg: a livello personale impiegherei ore a scrivere quanto queste persone sono affettuose con me. Eppure, in tutta questa pappardella di discorso, la cosa che mi sbalordisce di più è vedere che la maggior parte della gente non parla con nessuno, dei propri problemi. E così questi comportamenti. Se chiedi loro, se ti insinui nelle loro cose, alla fine ti confessano i loro problemi, alcuni piccoli (ma non per questo meno importanti), altri gravi quanto i miei o addirittura di più. Poi, però tornano a rinchiudersi nel loro silenzio, nel loro spazio chiuso, dove immagino urlino e si disperino senza farlo sentire al mondo o, magari, dove contemplano il proprio stato con menefreghismo e cinismo… due caratteristiche che vorrei tanto far mie, anche a costo di diventare la persona più malvagia di questa terra. Si, perché è ovvio che solo una persona troppo sensibile può star male come ci sto io. Probabilmente la maggior parte della gente se ne fregherebbe, farebbe spallucce, nella mia situazione. Probabilmente è per questo che tutti stanno zitti. Probabilmente è per questo che nessuno parla.

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